Grazie per questa intervista e per la partecipazione a #GHRSummit24. L’Impatto Sociale è sempre più centrale nelle HR, ma parole come inclusione, sostenibilità, diversità indicano percorsi molto più complessi di qualsiasi slogan o promessa. Cosa consigliate alle aziende che vogliono seriamente affrontare questi temi?
Inclusione, sostenibilità, diversità hanno a mio parere una radice comune, imprescindibile che si chiama rispetto della persona. Sembra una ovvietà e forse nel dichiarato lo è. Molto meno nella pratica quotidiana che si respira in azienda. Rispettare le persone parte dal saperle riconoscere in assenza di giudizio. Ascoltarle con genuino interesse per capirle, non solo per rispondere spesso utilizzando schemi mentali già belli e pronti. Significa capire che una possibile differenza da sé è una risorsa, non un problema, men che meno una minaccia. Su questa apertura si costruisce inclusione e valorizzazione del potenziale che questa persona può metter in gioco nella nostra organizzazione, proprio perché porta una propria differenza. E sottolineo differenza perché la parola stessa “diversità” evoca un retrogusto di graduatoria – tu sei diverso da me, quindi… – e di diffidenza – tu sei diverso da me per cui..vatti a fidare. Mentre differenza ci mette sullo stesso piano a riconoscere una distanza e a ragionare in positivo su quanto possa esser fonte di ricchezza. La nostra proposta parte proprio da queste basi: aiutare le persone a riconoscere, rispettare e valorizzare le differenze. A tutti i livelli di una organizzazione, per creare una cultura veramente inclusiva.
Mai come in questi anni quello della Talent Attraction e Retention è un nodo fondamentale per qualsiasi azienda, ma risolvere questo rebus è tutt’altro che semplice. In che modo potete aiutare i vostri clienti in questa difficile sfida?
Invitandoli ad investire per davvero sullo sviluppo delle persone, aiutandoli a progettare un percorso di accompagnamento, dal primo momento in azienda, che sia centrato sulla persona. Sul suo effettivo sviluppo non solo sulle competenze utili all’azienda, ma prima di tutto sulle qualità umane: diventare persone migliori – grazie alla propria azienda – è il miglior incentivo per continuare, giorno dopo giorno, a confermare la propria scelta.
Leadership gentile, leadership positiva, leadership partecipativa, democratica, aperta… tante definizioni per un unico obiettivo: ridefinire il concetto di leadership e far emergere nuove figure di leader. Quali sono le vostre ricette?
Google ci restituisce in 0.31 secondi circa 2.560.000 risultati alla voce leadership e molto probabilmente il numero di attributi, di possibili declinazioni, di più o meno diverse teorie di leadership sono l’elemento determinante quell’ordine di grandezza. La nostra visione del nuovo leader parte da concetti antichi, mai abbastanza praticati. Il leader per noi di Emergenetics è una persona che ha maturato una profonda consapevolezza, che conosce i suoi pregi, i suoi difetti, i suoi limiti, le sue fragilità ed è altrettanto coraggiosa nell’aprirsi con trasparenza e coerenza di valori e di comportamenti. Il leader per noi non è un ruolo, una posizione in organigramma che nulla garantisce se non autorità e stipendio. Il leder è una persona che ispira persone, è una persona in grado di tracciare un percorso con chiarezza e accompagnare lungo questo percorso le persone con le quali collabora. Come? Il nostro modello aiuta a riflettere e approfondire la nostra consapevolezza, allena le persone a gestire il possibile gap tra intenzioni ed effettivo impatto. Aiuta a trattare gli altri come preferiscono essere trattati. Aiuta a sviluppare leader migliori.