Buongiorno Francesco, grazie per questa intervista e per la partecipazione a #GHRSummit18. Avete già preso parte all’edizione 2017? Cosa vi aspettate da questo evento? Con quale spirito vi apprestate a prendervi parte?
Non abbiamo preso parte all’edizione passata e dunque ci accostiamo a questa esperienza con grande curiosità, elemento che non dovrebbe mai mancare a chi si interessa e si occupa di comportamento umano. Siamo certi di trovare interlocutori attenti ed interessati, e perché no, magari anche qualche critico in grado di impreziosire la nostra visione delle tematiche organizzative.
Il comparto HR sta assumendo un’importanza sempre più cruciale, in un mondo in cui le persone rappresentano sempre più il vero motore delle aziende, anziché dei numeri e dei cartellini da timbrare. Come state affrontando questa rivoluzione che mette al centro le persone e ne rende la selezione, la formazione, la valorizzazione e la responsabilizzazione così fondamentali?
Il nostro obiettivo da sempre, e a maggior ragione nell’ultimo quinquennio, è quello di portare l’azienda e la “risorsa umana” ad individuare un reale e proficuo terreno di sintonia. Inutile nascondere come il motore di tutto sia la fase selezione, nei presupposti e negli esiti: bisogna smettere di individuare ruoli/etichette e sostituirli con alberi comportamentali, strutturando un metodo di intervista che non porti a valutare le esperienze ma le competenze che da esse sono derivate.
Si fa un gran parlare di Human Resources e di Industry 4.0, una sfida importante che ci sta riservando enormi opportunità e cambiamenti. Come state affrontando questa sfida e cosa consigliate ai vostri clienti, per fare un buon lavoro in questa direzione?
Il dibattito sull’argomento, purtroppo, si sta concentrando troppo sulla difesa degli interessi dell’uomo e della sua unicità, da una parte, e della macchina o dei sistemi di macchine con le loro potenzialità insostituibili, dall’altra. Il nostro consiglio, peraltro mutuato dall’osservazione di alcune realtà all’avanguardia, è quello di preparare il terreno a questa inevitabile rivoluzione già a livello linguistico, ragionando cioè sul rapporto tra operatore e sistema in ottica di reciproco beneficio.
Robotica, automazione e tecnologie avanzate stanno preoccupando chi crede che il lavoro, in futuro, sarà un privilegio per pochissimi. Sarà davvero così, oppure si ripeterà quanto già accaduto in passato, con i vecchi lavori che scompaiono ed altri nuovi che si concretizzano e che offrono ancora più opportunità?
Lo scalino è qualitativamente diverso rispetto al passato, difficilmente scompariranno interi blocchi comportamentali definibili come “mestieri”. Piuttosto, saranno costretti a mutare linguaggio di espressione e definizione reciproca, a ridefinire certi confini e la maggior parte delle etichette: un monito da tener presente già ora per le aziende, ancora ancorate alla ricerca di professionalità per mezzo di definizioni di ruolo troppo rigide.
Quali sono secondo voi i trend e le tematiche su cui si sta evolvendo il settore HR in questi ultimi anni e quelli che maggiormente influiranno sul prossimo futuro?
Dobbiamo distinguere fra la visione delle imprese e quella del “mercato” del lavoro Le imprese dovranno considerare che non saranno più in futuro la parte “forte” del rapporto di lavoro e considerare molto di più le valutazioni dei collaboratori, le loro esigenze i loro valori. La negoziazione sarà sempre meno delegata alle rappresentanze ma più diretta e governata dalla autorevolezza delle parti.
Il mercato invece sarà tutto da scoprire. Intendo dire che si dovranno riformare professionalità che diventeranno obsolete con cicli temporali sempre più brevi. Nel processo di inserimento dei giovani si dovranno superare concetti di nazionalità e disponibilità a trasferimenti che ancorano inchiodano le aziende sulla retorica “italiani e che abitino vicino”. Inoltre chi si occupa di personale dovrà mettere in primo piano progetti di formazione TECNICA (HARD SKILL) permanenti per i giovani e per l’aggiornamento dei maturi.
Perché un visitatore del #GHRSummit18 dovrebbe sedersi al vostro tavolo? Quali strumenti e/o quali strategie potete offrire ad un’azienda che si rivolga a voi in questo ambito?
Semplicemente perché ci piace fare il nostro mestiere in modo diverso da tutti gli altri. Ci piace “sbagliare” perché cerchiamo strade nuove. Cerchiamo di risolvere i problemi dei nostri clienti proponendo punti di vista che non sono in sintonia con i loro fino a rischiare di diventare antipatici.
Grazie per averci concesso questa intervista, ci vediamo il 17 e 18 ottobre a Pacengo di Lazise (VR).