Buongiorno Fabrizio, grazie per questa intervista e per la partecipazione a #GHRSummit19. Avete già preso parte a una delle scorse edizioni?
No, è la prima volta che partecipiamo.
Cosa vi aspettate da questo evento?
Poter presentare il coaching professionale secondo i fondamenti di ICF agli HR.
Con quale spirito vi apprestate a prendervi parte?
Quello di divulgare, secondo il fondamento con il quale nel 1994 è stata fondata ICF (International Coach Federation): il coaching basato su un codice etico e le competenze (11) che un coach deve saper esprimere nella sua pratica.
Siamo nel pieno di quelle che vengono definite Human Resources 4.0, una sfida umana e tecnologica che sta riservando enormi opportunità e grandi cambiamenti. Come state affrontando questa sfida e cosa consigliate ai vostri clienti, per fare un buon lavoro in questa direzione?
Le tecnologie stanno entrando sempre più nel nostro quotidiano, anche in argomentazioni/problematiche dove la persona è al “centro”. ICF è da sempre molto attenta alla evoluzione dei processi comunicativi, a tal proposito la conferenza nazionale dello scorso anno ha proprio focalizzato l’attenzione sulla digitalizzazione del coaching. Il consiglio che noi esprimiamo ai nostri associati coach è quello di prendere sempre in esame le evoluzioni, ma senza perdere di vista che la persona resta sempre al “centro” con il suo “essere” ed “emozioni”.
Il report “2019 Global Human Capital Trends” di Deloitte suggerisce che l’implementazione di intelligenza artificiale e robotica potrebbe ridisegnare il mondo delle risorse umane e creare nuove categorie di lavoro, tra cui lavori ibridi e “super lavori”, guidati dai dati e potenziati dalle macchine. Come si può lavorare su queste tendenze?
La rivoluzione digitale e l’Intelligenza artificiale rendono velocemente obsoleti processi e procedure, richiedendo alle persone e alle aziende di sviluppare nuove competenze sia hard che soft.
L’avanzare della tecnologia e dell’AI, se da un lato appare minaccioso – operando una distruzione ed un ricambio delle competenze richieste per la professione – dall’altra, suggerisce di puntare proprio sulle capacità relazionali-emotive, non sostituibili dalle macchine.
Nelle discussioni del Future of work, nell’ambito del World Economic Forum, infatti, le competenze che vengono indicate come maggiormente necessarie di fronte a questi scenari sono l’Intelligenza Emotiva, l’adattabilità e la disponibilità ad apprendere.
Tutte competenze che possono essere allenate tramite il coaching: il lavoro del coach può essere utile nell’accompagnare a gestire il continuo cambiamento e la complessità crescente. Un manager ha sempre più bisogno di ricavare uno spazio di riflessione dove trovare nuove soluzioni o anticipare le problematiche.
Nel marketing B2B e B2C stanno lasciando sempre più spazio a quello che molti definiscono H2H, Human to Human, mettendo in risalto la centralità della persona in tutti gli aspetti del business. Lo stesso sta accadendo per le risorse umane, dove gli impiegati (con le loro mansioni e titoli) stanno riguadagnando la prospettiva di persone. Cosa possono fare le aziende del comparto per assecondare questa tendenza?
Stiamo andando verso il lifelong learning: un sistema che consente alla formazione di accompagnare l’evoluzione dell’individuo costantemente e per tutta la sua carriera, e che agevola le persone nel costruire nuove competenze e capacità.
In particolare, consente di soddisfare processi di re-skilling e di up-skilling che accompagnino il singolo a lavorare su sé stesso in maniera personalizzata, per sostenerlo nel raggiungere i propri obiettivi di autorealizzazione in modo da avvicinarsi ad un più equilibrato e personale life balance.
Questo processo agevola la motivazione e il coinvolgimento delle persone.
Il coaching, per sua natura flessibile e costruito su misura per la persona e le sue esigenze, agevola questi processi.
Perché un visitatore del #GHRSummit19 dovrebbe sedersi al vostro tavolo? Quali strumenti e/o quali strategie potete offrire ad un’azienda che si rivolga a voi in questo ambito?
Per fare chiarezza sul mondo del coaching. Oggi direi che il coaching è di “moda” e come tutte quelle cose che sono di “moda”, possono portare anche tanta superficialità e/o poca professionalità da chi eroga questo servizio. Sempre più si sente parlare di “fuffa coach”. ICF, nel mondo, è un punto di riferimento per tutte le argomentazioni riguardanti il coaching ed il poter presentare come ICF garantisce che i propri associati, o le scuole che erogano corsi di formazione per diventare coach, credo sia utile proprio per esprimere quali siano le basi di un intervento di coaching professionale di successo e soprattutto misurabile anche attraverso di misurazione del ROI.
Grazie per averci concesso questa intervista, ci vediamo il 16 e 17 ottobre a Pacengo di Lazise (VR).