Buongiorno Lucrezia, grazie per questa intervista e per la partecipazione a #GHRSummit21. Cosa vi aspettate da questo evento? Con quale spirito vi apprestate a prendervi parte?
Io e la mia collega Giulia ci apprestiamo per la prima volta al GHR Summit con curiosità e spirito di ascolto. Gli incontri con i responsabili HR saranno cruciali, adesso più che mai, per scoprire quali sono le reazioni e le nuove esigenze dei dipendenti in campo formativo. La sfida sarà saper rispondere alle nuove esigenze con una tecnologia coinvolgente e flessibile, senza sovraccaricare i dipendenti in questo momento molto impegnativo dal punto di vista sociale, personale e professionale.
Ci eravamo lasciati, lo scorso anno, con la Pandemia in ripresa in Italia e nel mondo, dopo un’estate in cui da noi sembrava aver allentato la presa. Come accadde con l’11 settembre molti dei cambiamenti in atto sono qui per restare, ma come cambierà il settore HR dopo la Pandemia Covid-19 e di cosa avrà bisogno il mondo del lavoro?
Il settore HR è in evoluzione continua: stanno cambiando i modi di selezionare i candidati, quelli per attirare e trattenere il talento, e con la pandemia sta cambiando anche il modo di fare formazione. Il Covid-19 ha accelerato di diversi anni la transizione da una formazione più tradizionale (in aula), a una formazione digitale on-the-go. Il mondo del lavoro avrà sempre più bisogno di figure con soft skills non indifferenti: le parole chiave diventano resilienza e versatilità. Resilienza da parte dei team HR di saper gestire situazioni improvvise, stravolgendo i propri piani formativi e adattandoli ad un mondo che non conoscevamo, e versatilità dei dipendenti di sapersi adattare ai nuovi metodi di formazione. Il tutto cercando di conservare il giusto work-life balance in un mondo sempre più digitale.
Si parla sempre più spesso di reskilling e, comunque, della necessità per chiunque di allenare la propria elasticità, la capacità di far fronte ai cambiamenti e di formarsi in modo continuo e permanente. Come devono strutturarsi le realtà HR per essere davvero punti di riferimento in questo scenario?
A nostro parere la formazione non deve diventare distrazione, ma continuare a rispondere a bisogni concreti. Siamo sempre più iperconnessi e con la formazione continua obsoleta (non necessaria) si corre il rischio di andare a complicare la vita sia agli HR (che passano molto tempo ad organizzare la formazione), sia ai dipendenti (che potrebbero percepire la stessa come forzatura). D’altra parte però, il digitale è sicuramente un’opportunità che ci fa risparmiare tempo e risorse. La difficoltà sta nel trovare il giusto equilibrio. I team HR dovranno saper ascoltare i bisogni e i feedback dei propri dipendenti.
Perché un visitatore del #GHRSummit21 dovrebbe sedersi al vostro tavolo? Quali strumenti e/o quali strategie potete offrire ad un’azienda che si rivolga a voi in questo ambito?
In un mondo sempre più globalizzato e pieno di nuove sfide, formare i dipendenti nel campo linguistico è ormai una skill essenziale per difendere la propria posizione competitiva, rafforzare la crescita aziendale e la coesione interna tra uffici globali. Inoltre, in un’epoca post Covid-19 dove il remote working è diventato la norma, i modelli di apprendimento blended e digitali come Busuu sono sempre più un must-have, poiché prediligono la flessibilità rispettando i ritmi e le esigenze del singolo. In aggiunta a una tracciabilità di risultati senza precedenti. Con Busuu non solo si può apprendere dove e quando si vuole, in maniera autonoma e/o con il supporto di docenti live, ma grazie all’interazione con una community globale di madrelingua, l’apprendimento diventa anche piacevole e coinvolgente (engagement +50%!).
Grazie per averci concesso questa intervista, ci vediamo al Global Summit.