Buongiorno Anna Benini, grazie per questa intervista e per la partecipazione a #GHRSummit23. Cosa vi aspettate da questo evento? Con quale spirito vi apprestate a prendervi parte?
Ci auguriamo che sia veramente un momento di confronto per capire la direzione in cui le Risorse Umane devono andare perché, diciamolo è arrivato il momento per ripensare il patto tra lavoratore e azienda. Entrambi si è spaesati tra vecchi modelli che non esistono più e nuovi modelli ancora da scrivere di cui però non si ha il dizionario. In questo scenario le risorse umane hanno veramente un nuovo ruolo strategico da giocare, che va però totalmente ripensato. Per cui abbiamo tanto entusiasmo e curiosità e voglia di fare per rendere i luoghi di lavoro più felici e inclusivi per tutti.
Le opportunità di welfare e il tema della salute e del benessere dei dipendenti sono sempre più centrali e molti sono i prodotti che le grandi compagnie stanno sviluppando in questo ambito. Come ritenete che questi aspetti debbano essere affrontati oggi dalle aziende?
Il tema della salute e del benessere è senza dubbio centrale soprattutto dopo la pandemia. Il welfare o meglio i flexible benefit possono diventare un asset strategico per la diffusione di nuovi modelli di caring nei confronti dei dipendenti, ma è fondamentale non usare un approccio basato sulle mode. I dati e la conoscenza delle persone, attraverso di essi, devono guidare le scelte strategiche legate alla politica HR e alla scelta dei benefit. D’altronde per la prima volta in azienda convivono 4 generazioni, per cui pensare ad una politica HR unica e uniforme non avrebbe senso. Ad esempio, secondo la nostra esperienza c’è una vera propria asimmetria di informazioni tra quello che l’azienda sa della vita personale del dipendente e quello che i dipendenti condividono, non mettendo le aziende nelle condizioni di fare scelte consapevoli in ambito di salute e di benessere.
HR e gender equality: come dovrebbero le aziende affrontare questo tema e quali innovazioni e buone pratiche dovrebbero mettere in campo?
Il gender gap soprattutto in ambito lavorativo è ancora un fenomeno dalla dimensione preoccupante nel nostro Paese. Nonostante se ne parli molto, purtroppo il livello di occupazione femminile è in diminuzione. Necessitiamo di azioni che rimuovano le barriere, penso ad esempio ad una equiparazione tra congedo di maternità e di paternità o al supporto alla cura, che è ancora appannaggio quasi esclusivo delle donne, con strumenti di conciliazione attivi alla genitorialità, e alla certificazione di genere, inoltre, non come strumento di arrivo piuttosto come strumento di partenza per avviare percorsi e azioni concrete.
Perché un visitatore del #GHRSummit23 dovrebbe sedersi al vostro tavolo? Quali strumenti e/o quali strategie potete offrire ad un’azienda che si rivolga a voi in questo ambito?
LianeCare è la prima piattaforma di welfare dedicata al people caring. Con la nostra piattaforma in abbonamento, creata da esperti in ambito HR, le aziende hanno a disposizione un ecosistema di servizi di caring aziendale (supporto psicologico, ricerca di personale di assistenza domiciliare, psico-educazione e supporto alla fragilità) per facilitare l’integrazione tra vita personale e professionale dei dipendenti in momenti specifici della loro vita, favorendo maggiore engagement e creando un’esperienza lavorativa più gratificante. L’attività di cura infatti riguarda tutti gli esseri umani in quanto tali e non può essere ignorata dalle Risorse Umane.