Comunicato di The Coaching Pros
Parlando con diversi HR, ci siamo resi conto che oggigiorno spesso le aziende devono gestire due momenti insidiosi:
- selezionare il professionista giusto che racchiuda in sé le competenze di ruolo necessarie, ma anche quelle competenze personali che gli serviranno per inserirsi nel modo migliore nel team e nel contesto aziendale;
- trattenere coloro su cui l’azienda investe, in termini di tempo e risorse, prima che portino tutto il loro know how in un’altra realtà, che ne beneficerà al suo posto.
Apparentemente questi due argomenti possono sembrare disgiunti e relativi a due momenti di vita aziendale differenti. In realtà, sono più vicini di quanto sembri.
Come sappiamo, viviamo nell’era della comunicazione e dell’apparenza, in cui è possibile raggiungere un pubblico molto vasto e che è sempre più abituato ad utilizzare internet ed i social network per ricercare informazioni. Non solo, le statistiche di utilizzo del web ci dicono che il 53% della popolazione mondiale accede ad internet, principalmente da dispositivi mobili, e che in Italia il 63% delle persone usa internet nel processo di acquisto per confrontare le alternative disponibili.
Così come una persona cerca informazioni prima di acquistare un prodotto, allo stesso modo si informa su una azienda, per comprendere se sia davvero interessante.
Ecco che allora entra in gioco la Brand Reputation, ovvero la capacità di una organizzazione di attrarre i talenti: più si parla bene di quell’azienda, di ciò che offre ai propri dipendenti e di come si pone sul mercato, più diventerà attraente e sarà oggetto di attenzioni da parte dei nuovi potenziali dipendenti.
Se questo è vero, non dobbiamo però dimenticarci che le persone vogliono ascoltare le esperienze dirette di chi ci lavora e di chi non ci lavora più; ed è qui che i due aspetti citati in precedenza entrano in contatto: coloro che sono in azienda ne diventano i primi Ambassador, cioè coloro che possono raccontare come si vive in quell’azienda, quali sono i benefit che offre ai propri dipendenti, così come possono raccontarne i lati oscuri.
Quindi perché il Coaching? Perché è uno strumento che sempre più aziende offrono ai propri manager in momenti particolari di sviluppo, per sostenerli nella loro crescita in termini di ruolo e responsabilità, per migliorarne produttività e rendimento individuale, e migliorare di conseguenza anche le performance dell’azienda stessa.
Il Coaching è uno strumento indirizzato all’individuo, i cui risultati positivi si riflettono a livello dell’intera organizzazione.
Nel Global Coaching Study, indagine realizzata da ICF e PwC sul mercato del coaching, il 91% degli intervistati in Italia ha dichiarato di essere soddisfatto del proprio percorso di Coaching e di questi il 45% ne è pienamente soddisfatto. Ciò che ha permesso questi incredibili risultati è insito nella natura stessa del Coaching, in quanto è una relazione basata sulla fiducia reciproca e sulla ferma convinzione del coach che il cliente abbia in sé tutte le risorse necessarie per trovare la miglior soluzione alla propria situazione.
In mondo che va sempre più di fretta, le persone hanno bisogno di essere viste, ascoltate e riconosciute, per questo il Coaching è un benefit apprezzato e sempre più richiesto dai dipendenti stessi.