La politica nelle organizzazioni è un argomento controverso e molto dibattuto.
Molti manager faticano persino a riconoscerne l’esistenza. Mettono in discussione l’etica di comportarsi in modi che possono sembrare non autentici, manipolativi e, in definitiva, egoistici. Alcuni finiscono per abbracciare “la politica” come un male necessario, mentre altri rifiutano completamente di giocare, nonostante il possibile impatto negativo sulla propria carriera.
Il termine “abilità politica” generalmente suscita percezioni più negative che positive, ma la politica non è né buona né cattiva. L’abilità politica è una necessità e, usandola in modo eticamente appropriato, i leader possono generare risultati positivi per sé stessi e per gli altri.
Il buon senso politico, come preferiamo definirlo, è la capacità di massimizzare le relazioni per raggiungere obiettivi organizzativi, di squadra e individuali. Il buon senso politico è quindi un’abilità di leadership essenziale.
Dietro il bagliore delle poche star carismatiche di un’azienda, come scivolando dietro un sipario, si può intravedere quanta importanza abbia saper “agire dietro le quinte”; ovvero la capacità di fare la differenza, superando le barriere e le resistenze, alla ricerca di un beneficio decisamente più ampio di quello personale.